lunedì 19 settembre 2011

Dice che l'alimentari all'angolo è meglio de un museo

Se iniziassi col nominare i più grandi architetti del Rinascimento, e finissi col raccontarvi di un paninozzo al prosciutto in una bottega di generi alimentari, sono certo che nutrireste quanto meno dei dubbi sulla coerenza di questo post. Per dare una logica a questo discorso dovremo quindi riconsiderare il tutto da un punto di vista prettamente "toponomastico": Piazza Bernini, via Bramante e via Borromini sono infatti i nomi delle vie che caratterizzano il rione San Saba (detto anche piccolo Aventino), che al principio degli anni '20 venne realizzato dall'Istituto Autonomo delle Case Popolari su progetto del giovane architetto Quadrio Pirani. Se Piazza Bernini rappresenta il cuore del rione, a sua volta il cuore della piazza, nel senso più strettamente sentimentale del termine, rimane senza dubbio il leggendario "Super Alimentari" posto all'angolo sul lato di via Bramante.
L'espressione "salto nel tempo", che in tutta la sua odiosa banalità si presta perfettamente a descrivere l'ingresso nella bottega, non sarebbe comunque sufficiente a spiegare quel misto di sorpresa e rassicurante malinconia che, con la stessa violenza di uno scappellotto a tradimento, vi investirà dopo aver varcato la soglia dell'accogliente negozietto: un pò come riscoprire un pezzo di foresta vergine nascosto sotto la tangenziale.

Al di là del classico bancone da salumeria, con la stessa soggezione che si potrebbe provare all'interno dell'antica biblioteca di Alessandria, vi lascerete sovrastare inebetiti da piani e piani di scaffali che sembrano racchiudere tutto il sapere e la conoscenza del mondo vintage, dove tra un flacone di shampo e un vocabolario di Latino, potreste persino riconoscere quel vecchio album di figurine Panini che lasciaste incompleto per maledetta pigrizia, e che ritroverete li a fissarvi con fare accusatorio tra un vecchio numero di Tex e un libro di medicina, quasi come a chiedervi il perchè del vostro abbandono.

Se non potete più vivere senza possedere la quarta puntata del fotoromanzo "confidenziale" del 1973 o un vocabolario di Italiano-Tedesco del 1985 allora il "Super Alimentari" è il posto che fa per voi.
Come in tutte le botteghe che si rispettino l'offerta speciale è sempre dietro l'angolo, e sia che riguardi un panino con la mortazza o una confezione di due rotoli di carta igienica, vale sempre la pena documentarsi con cognizione di causa sugli  immancabili cartelli scritti a mano, pronti ad accogliervi affissi sui lati dell'ingresso.
Per gli eterni afflitti da malinconia del passato, la vista delle care vecchie scatole quadrate di biscotti Gentilini impilate fino al soffitto ( vogliate perdonarmi la marchetta al noto biscottificio Romano) potrebbero persino procurare vividissimi flashback di natura allucinatoria aventi come oggetto il vostro tazzone della colazione in seconda elementare.

Il simpatico bottegaio, giustamente orgogliosissimo del suo prezioso negozio, non esiterà ad intrattenervi con aneddoti e ricordi aventi per oggetto lo sterminato patrimonio fonte di ispirazione che lo circonda: tra scheletri di bestie mitologiche (sarei pronto a giurare di aver sentito parlare di un pesce diavolo Messicano con tanto di citazione avallante di Piero Angela), scarpini da calcio originali di non so quale giocatore di quale annata della Roma, e documenti fotografici d'epoca, il confine tra ciò che può essere acquistato e ciò che va esclusivamente e religiosamente ammirato è molto labile.
E così, perfettamente calati nell'atmosfera, e dimentichi per una volta di quegli stronzissimi stuzzicchini da happy hour, non potrete fare a meno di uscire dal Super Alimentari con un panino al prosciutto e una birra in lattina, pronti a  trasformare il vostro aperitivo delle sette in un piacevole bivacco sulle panchine dei giardinetti di Piazza Bernini, magari sfogliando un vecchio numero di "Zagor" appena acquistato o perchè no rappacificandovi finalmente con il vostro ritrovato album delle figurine.

La chiesa di San Saba col suo oratorio, gli anziani che chiacchierano sulle panchine, i banchi del mercato e il monumento ai caduti tra le aiuole di begonie, faranno sì che ancora una volta si ripeta la straordinaria magia che solo Roma sa fare: quella di trasportarvi improvvisamente in un piccolo paese al centro della stessa metropoli infernale che, solamente poche ore prima, aveva cercato di strangolarvi tra le lamiere del maledetto raccordo anulare nell'ora di punta.
I villini bifamiliari dell'IACP, con i loro giardinetti e la cortina di mattoncini dello stesso colore dell'antico monastero di S.Saba e delle mura Aureliane che proteggono il rione, ci riportano a quel concetto di cittadina ideale dove tutti ancora si conoscono e si sparlano allegramente alle spalle: "ma veramente quella stronza della Polverini paga 130 euro di affitto per una casa dell'ente proprio qui a S.Saba?".  Ebbene sì!
Alle spalle di questo paesino metropolitano c'è l'abbraccio del verde delle terme di Caracalla e della passeggiata archeologica, mentre tutto intorno discese e scalinate degradano dolcemente verso la piramide Cestia, Testaccio, le mura Aureliane, e verso quel traffico che per un'ora, quell'ora di trentanni fa, sembravamo esserci completamente dimenticati. Insieme a Bernini, Borromini e Bramante!