lunedì 28 novembre 2011

"Dice che a Roma"..compie un anno!

"...Insomma tra la Roma turistica dei menu fissi e dei gladiatori rumeni sotto al colosseo, e quella odiata e snobbata da noi stessi Romani per i soliti difetti, esiste veramente (e posso provarlo!) la città più bella del mondo.
La città che non finisci mai di scoprire, quella che non ti aspetti, che si nasconde volontariamente agli occhi di tutti e attende solo di essere conosciuta, apprezzata, mangiata, bevuta e per noi che siamo sempre un pò "sboroni", anche sopravvalutata.
E se mi seguirete vi porterò a conoscere quei monumenti, quelle storie, quegli angoli e quelle trattorie (o gli aperitivi "do se magna de più") che vi aiuteranno a scoprire la nostra città da un punto di vista differente. Che non è quello di Julia Roberts ma nemmeno quello di "Roma è bella ma non ci vivrei" (vabbè era Venezia ma è uguale).
Perchè io da qui non mi muovo, giuro.
In una parola: fidateve!"

Con tale dichiarazione di intenti si apriva esattamente un anno fa la scommessa di questo blog. Sperando che perdonerete l'eccezione di questo post sfrontatamente autoreferenziale, voglio quindi approfittare dell'occasione per celebrare, ringraziare e anticipare. Con quasi 18.000 contatti e 2000 fans sulla pagina facebook (a chi non piace arrotondare per eccesso) i risultati di questi primi dodici mesi sono andati ben oltre le mie più rosee aspettative..in quanto alle promesse iniziali, saprete dirmi voi se siano state mantenute!
Nel corso di un anno ci siamo calati nell'oscurità delle cripte più nascoste, dove  inciampando in mezzo a teschi, tibie e femori abbiamo fatto la conoscenza di misteriose confraternite, per poi riemergere alla scoperta del barocco Romano e dei suoi straordinari effetti ottici: tra prospettive tridimensionali, figure anamorfichefinte cupole abbiamo quindi lasciato che i maestri del '600 ci prendessero ingegnosamente per il culo con nostra somma ammirazione.
Dopo un cacio e pepe alla romanissima Garbatella e una frittura di mare alla foce del Tevere, abbiamo infine sconfitto la nostra natura di provincialotti metropolitani per immergerci curiosi e diffidenti nella Roma multietnica del mercato di piazza Vittorio e dei sapori mediorentiali dell'Esquilino. E chi pensava che l'unico grande mistero di Roma fosse l'oscuro meccanismo di individuazione delle "ore di punta" nel traffico del Grande Raccordo Anulare, si è dovuto ricredere scoprendo l'esistenza di misteriose iscrizioni di formule alchemiche nei giardini di Piazza Vittorio o ammirando le inquietanti tracce del passaggio dei defunti nel museo-sacrestia di una chiesa neogotica. Alcuni avranno raccolto il suggerimento di una passeggiata romantica al cimitero degli artisti o al giardino degli aranci per sedurre in maniera originale una nuova conquista, mentre altri avranno approfittato dell' occasione di poter sfoggiare qualche aneddoto, raccontando la curiosa leggenda di una fontana o della torre di un palazzo del centro.
Insomma questa Roma l'abbiamo riscoperta insieme: trash e misteriosa, ricercata e caciarona, preziosa e decadente, romantica e un pò coatta, ma soprattutta nascosta, gelosa, diffidente. Una città che sembra voler nascondere il meglio per proteggerlo e svelarlo poco a poco..e tra attese, permessi, scoperte casuali, deludenti chiusure e aperture inaspettate siamo riusciti infine a scorgere il retro di quella famosa cartolina, alla cui immagine ci eravamo in fondo un pò assuefatti.
La promessa che posso farvi è che non siamo neanche all'inizio.

Come ad ogni vero compleanno non può mancare la sorpresa del regalo. E alla faccia di ogni scaramanzia vi annuncio che da questa settimana iniziano ufficialmente i lavori che porteranno il blog a diventare una pubblicazione da sfogliare. Una guida alternativa con una selezione dei migliori "fuoripista" in un percorso di immagini e parole che approderà anche fuori dalla rete! L'uscita è prevista entro marzo 2012, e adesso fate finta di non averlo letto!


Vi lascio con questa immagine di Bruno Lomasto ( sentirete presto parlare di lui nel nuovo progetto) che riassume alla perfezione lo spirito del blog : una turista Giapponese, ormai orfana del suo gruppo organizzato in un rischioso fuoripista sotto i portici di Piazza Vittorio, chiede indicazioni ad un anziano del posto. Forse nessuno dei due ci capirà un cazzo, o forse sarà l'occasione per scoprire una Roma diversa.
L'importante è che anche lei abbia finalmente trovato la sua "guida" alternativa...proprio come voi che siete finiti su questa pagina per caso, per scelta o per semplice curiosità.

Grazie a tutti, davvero!

Andrea

mercoledì 16 novembre 2011

Dice che il 2 novembre apre la cripta..

Se lo scorso Halloween zucche di plastica altamente infiammabili, attempate streghette sexy e parcheggiatori abusivi più aggressivi del solito non sono bastati a soddisfare la vostra fame di terrore, per il prossimo anno vi consiglio di pazientare almeno fino al 2 Novembre, quando i sotterranei dell'isola Tiberina sveleranno il macabro segreto di un antico cimitero, dove scheletri, composizioni di ossa umane e ragnatele vi regaleranno finalmente quel brivido in più che stavate masochisticamente cercando. Non tutti sanno infatti che in un seminterrato dell'ospedale Fatebenefratelli, attiguo alla chiesa di S. Bartolomeo all'isola, esiste ancora oggi la sede con cripta annessa di un'antica Confraternita religiosa, conosciuta come Confraternita dei Sacconi Rossi per via del curioso abbigliamento consistente in un mantello con cappuccio rosso ( in ogni caso nulla a che vedere con la petulante bambina della celebre favola).

La congregazione nasce nella seconda metà del Settecento e, in virtù della posizione estremamente strategica della propria base operativa, si dedica sin dal principio alla raccolta e alla sepoltura delle salme rinvenute nelle acque del fiume. Agli sfortunati titolari dei corpi restituiti dal crudele biondo Tevere venivano dedicate messe di suffragio nell'oratorio appositamente riservato, che nel corso del tempo venne letteralmente addobbato con le loro stesse ossa e parti di scheletri, assumendo l'attuale aspetto, per certi versi piuttosto sinistro, di ideale set cinematografico per horror-movies di serie B. A causa delle continue piene del Tevere che allagavano regolarmente la cripta, e soprattutto in occasione di un epidemia di colera che fece consigliare a papa Gregorio XVI una più canonica spoltura di tutti i cadaveri al cimitero del Verano, l'allegra confraternita perse con il tempo la propria ragion d'essere e si estinse alla fine del 1800, chiudendo apparentemente per sempre lo storico sodalizio tra l'antico fiume portatore di morte e i devoti custodi delle ossa delle sue vittime.

La rinascita della congregazione è avvenuta in anni più recenti grazie all'intervento dei cosiddetti "fratelloni" della Madonna dell'orto, simpatici confratelli devoti alla madonna protettrice dei pizzicaroli e dettaglianti alimentari in genere, che in questa riuscitissima joint venture tra "frutta e verdura" e morti annegati, hanno deciso di ripristinare le antiche tradizioni dei loro lugubri colleghi. Ed è così che, forse anche per sopperire alla mancanza di quel lato macabro, aspetto imprescindibile per una qualunque confraternita nell'immaginario collettivo ( in realtà per mantenere in vita le tradizioni delle confraternite Romane, così come previsto dal loro statuto), dall'inizio degli anni '90 i "Fratelloni" si ritrovano al fianco dei Sacconi Rossi nel ripetere la magia di un'antica processione a lume di candela, che ancora oggi  si spinge sulla punta estrema dell'isola ripercorrendo le orme degli antichi compagni.

La processione prende il via subito dopo la messa celebrata nella chiesa di S.Giovanni Calibita, quando confratelli e devoti si avviano lungo lo stesso percorso che secoli prima portava i loro predecessori sulle rive del fiume alla ricerca di corpi da recuperare, accompagnati dalla suggestiva illuminazione delle torce, a cui si aggiunge oggi il moderno contributo di un tripudio di flash di fotografi degno di una prima cinematografica con red carpet. Se vi aspettate di trovarvi al cospetto di inquietanti personaggi seminascosti da mantelli rossi, sarete sorpresi di scoprire una simpatica congregazione di bionde signore fresche di parrucchiere, più adatte ad un torneo di burraco che al ripescaggio cadaveri, accompagnate da altri affabili personaggi, che dopo aver sorretto la pesantissima croce con incedere solenne fino alla punta estrema dell'isola, rivendicheranno il proprio ruolo da protagonisti chiedendovi cortesemente la spedizione delle foto perchè "aò, tutti l'anni sta fatica e a me manco 'na foto". Il corteo si chiude con un rituale dal sapore pagano, dove la sacralizzazione dell'elemento naturale diviene benedizione cristiana delle acque del Tevere, sigillato dal lancio di una corona di fiori in memoria di tutti gli annegati, alla cui lista rischia di aggiungersi un ulteriore manipolo di curiosi che si spintonano pericolosamente fra loro sui bordi del fiume per assistere meglio al momento solenne (per chi volesse evitare di finire venerato nella vicina cripta è consigliabile seguire la cosa da una distanza meno ravvicinata).

L'ultimo atto è la discesa nel piccolo cimitero sotterraneo e la benedizione da parte dei confratelli delle ossa dei defunti. In un atmosfera fortemente suggestiva, tra candele, teschi umani e macabre composizioni di ossa in lampadari di oscuro design, di fronte all'altare si scorge infine uno scheletro rivestito dell'abito tradizionale dei confratelli, una sorta di cappuccetto rosso stecchito la cui visione darebbe immensa soddisfazione al simpatico lupo della favola. Questo "gusto del macabro", caratteristica imprescindibile del nostro retaggio culturale religioso, e che da sempre attrae morbosamente ogni essere umano, si manifesta in questo luogo nel suo aspetto più ancestrale e raffinato. E così, opportunamente distanti dalle barocconate di importazione in perfetto stile Halloween, vi lascerete infine suggestionare dalla forza della tradizione, la cui ricchezza viene difesa e portata avanti da queste persone come parte importante della storia e della cultura della nostra città. Ed è per questo motivo che ai Sacconi Rossi va tutta la riconoscenza: la mia...e quella di chi ha concluso male un bagno al fiume un paio di secoli fa.

martedì 1 novembre 2011

Pasquino dice che..

Analizzare il tema dell'informazione al giorno d'oggi sarebbe impresa troppo dura e sconfortante. Fortunatamente la proliferazione in internet di siti e blog di controinformazione moltiplica le possibilità di confrontarsi con punti di vista differenti da quelli di un inclassificabile Emilio Fede o Augusto Minzolini, mentre sui social network, tra bufale e grandi verità, impazza la condivisione delle notizie e un nuovo modo di fare satira, decisamente più democratico e meno radical chic di quella a cui siamo stati abituati dalle nostre televisioni. Se questo fenomeno di controinformazione e satira popolare ci sembra una svolta possibile solo grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, allora è proprio il caso di dire che anche questa volta "nun ce siamo inventati niente":  perchè se oggi riusciamo a "postare" su facebook il nostro sdegno dal sorriso amaro con un semplice clic, i nostri indignatissimi antenati i loro "post" solevano appenderli al collo di una antica e malandata statua tornata alla luce nel 1501 nei pressi di Piazza Navona.

Questo busto di pietra dal volto sfigurato, ritenuto da alcuni la statua di un guerriero Greco (probabilmente parte di un gruppo scultoreo più grande) venne rinvenuto nel corso dei lavori di ristrutturazione del vecchio palazzo Orsini in Piazza di Parione (oggi Piazza Pasquino), per conto del nuovo inquilino il Cardinale Oliviero Carafa. L'ingenuo Cardinale pensò bene di esporre il frutto di questa scoperta archeologica allo scopo di abbellire l'arredo urbano della piazzetta antistante il suo nuovo palazzo, e mai avrebbe pensato che, da quel momento in poi, fino al conclusivo episodio della breccia di porta Pia, questa scelta si sarebbe rivoltata contro se stesso e tutta la successiva stirpe di vescovi e cardinali della cosiddetta roma papalina. A partire da allora cominciarono infatti a trovarsi ogni mattina sulla statua messaggi, cartelli e veri e propri manifesti di dissenso, che facendo dell'ironia la loro arma più tagliente, inaugurarono l'era della satira popolare e accessibile a tutti: il potere ecclesiastico del tempo si trasformò dunque in bersaglio delle cosiddette "Pasquinate". Il nome Pasquino, secondo antica tradizione popolare, sembrerebbe riferirsi a un noto sarto del rione, conosciuto e apprezzato nel quartiere proprio in virtù  delle sue rime e invettive satiriche. Se ancora oggi si cerca di limitare la libertà di espressione in rete con leggi bavaglio ed infimi espedienti limitativi come l'obbligo di rettifica per i blog (per adesso scampato), anche allora non ci si risparmiava di certo nel tentare di oscurare la voce popolare, e considerato il mezzo, la soluzione si presentava ben più semplice rispetto agli attuali marchingegni legislativi: secondo papa Adriano VI, simbolo dei più biechi intrallazzi nepotistici e più volte vittima di invettive, sarebbe stato infatti sufficiente gettare la statua nel fiume Tevere! Fortunatamente, in questa come in altre occasioni, il desiderio di annegare Pasquino venne fermato dalla forza della ragione di chi faceva notare come la repressione avrebbe solo causato più malcontento.

Non solo papi e vescovi divennero le vittime preferite delle Pasquinate, ma anche i vip dell'epoca e personaggi influenti della vita politica. Ne sa qualcosa Donna Olimpia Maidalchini, cognata di Innocenzo X e vera e propria manovratrice politica della prima metà del seicento (tanto che venne soprannominata ironicamente la papessa, o peggio ancora "la pimpaccia"). Di colei che faceva il bello e il cattivo tempo usando ogni mezzo per consolidare il suo immenso patrimonio, rimane celebre la Pasquinata che con un geniale gioco di parole in latino così restituiva il suo nome "OLIM-PIA, NUNC-IMPIA" (una volta pia, ora empia). Nonostante la promulgazione di leggi repressive con il rischio di condanna a morte, studenti della vicina università e letterati dell'epoca continuarono nei secoli a dare vita all'unica vera voce di opposizione allo sconfinato potere temporale dei papi, vivi o appena morti che fossero ( Pasquinata celebre alla morte di papa Clemente VII, fu l'esposizione di una caricatura del suo medico, ritenuto in parte responsabile del decesso, accompagnato dalle parole "ecco colui che toglie i peccati del mondo").

Tutta questa attività politico-creativa sembrò dover cessare definitivamente con la fine del potere temporale del papato e l'inizio della nuova era Risorgimentale, ma Pasquino si era ormai consolidato come espressione della coscienza popolare dei Romani, e non fu difficile trovare nel tempo i degni sostituti di un potere temuto e allo stesso tempo ridicolizzabile. A tal proposito ricordiamo l'invettiva che diede voce alla "statua parlante" in occasione della visita di Hitler a Roma, pomposamente agghindata per l'occasione in un eccesso di fastosa apparenza: "Povera Roma mia de travertino, te sei vestita tutta de cartone, pe' fatte rimirà da 'n'imbianchino" (alludendo alle sue dubbie qualità pittoriche, carriera in cui sarebbe stato meglio avesse perseverato). Probabilmente oggi, epoca in cui i fasti di una seicentesca cortigianeria, trionfo di puttane e adulatori, ritrovano la loro massima espressione di un tempo, senza gli attuali mezzi di comunicazione Pasquino tornerebbe protagonista indiscusso della satira, seppellito quotidianamente da montagne di componimenti. In ogni caso la tradizione persiste, e se passerete a salutarlo vi renderete conto che non molto è cambiato, se non i destinatari delle missive: una volta papi e cardinali e oggi rappresentanti dis-onorevoli della cosiddetta "casta" politica. Purtroppo l'attuale bacheca di legno messa a lato della statua per l'esposizione degli insulti in rima, toglie spontaneità a quelle invettive fino a pochissimi anni fa affisse direttamente alla sua base, come se tale obbrobrio in rovina dovesse venire preservato per il suo valore estetico e non invece valorizzato per la sua funzionalità riconosciuta e legittimata da oltre cinque secoli di colti improperi. Ma se vi sentirete abbastanza creativi e incazzati nessuno vi impedirà, ora che non ci sono più le sentinelle di Clemente VIII a farvi rischiare una condanna a morte,  di affiggere nottetempo un cartello al collo di Pasquino alla vecchia maniera, e rendere così omaggio allo stile dei vecchi contestatori .
Nel frattempo possiamo comunque goderci la bacheca così com'è, con questo originale annuncio di offerta di lavoro, in pieno stile "Pasquinata":